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AIDANEWS rivista culturale

~ Fondata a Ginevra nel 1994

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Archivi tag: Marica Rossi

Zovencedo, Vicenza: l’archistar Chipperfield firma il teatro Cava Arcari tutto di pietra

26 martedì Giu 2018

Posted by artediritto in Spettacolo

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Marica Rossi

(di Marica Rossi) La mostra di architettura dedicata a Chipperfield a Vicenza in Basilica Palladiana è in perfetta sintonia con la città del Palladio celebrando l’utopia e l’armonia dell’abitare, nel culto dei valori dell’uomo e dell’ambiente. Tra i progetti illustrati di opere disseminate in tutto il pianeta che recano la firma dell’architetto britannico ce n’é uno per il quale assieme ai suoi quattro studi il confronto è avvenuto con un luogo inconsueto: una cava, il mondo sotterraneo. E’ accaduto proprio in territorio vicentino a Zovencedo sui colli berici. Un teatro di pietra scenografico e imponente che s’apre allo sguardo del visitatore come una cattedrale antica. Su laghi d’acqua. Non acqua stagnante ma limpida e rugiadosa perché alimentata dal ruscello che vi scorre accanto. E’ qui che David Chipperfield ha trasformato una cava abbandonata di Pietra di Vicenza in uno spazio per incontri e rappresentazioni grazie alla lungimiranza di Barbara e Deborah Morselletto, titolari dell’omonima azienda di lavorazione di pietre e marmi con sede a Vicenza e proprietarie del sito. In occasione dell’apertura della mostra di cui s’è detto sopra, la magica cavità rupestre è stata sede ambita di due concerti di Michael Nyman che vi ha eseguito (al pianoforte) e diretto (4 quartetti di ottoni ai quattro lati della cavea) sue composizioni ispirate, come lui stesso ha affermato, da “questo luogo quieto con una naturale amplificazione, difficile da trovare altrove”. ”Suonerei sempre qui” ha aggiunto“ perché qui le emozioni non si disperdono!”. La cava è infatti un set naturale. Uno spazio esaltante, che fa galoppare la fantasia ed elevare lo spirito.

Per questo si è provveduto a offrire opportunità di visite guidate di cui le prossime sono il 6 e il 13 luglio. Le visite sono gratuite. Basta prenotarsi il lunedì antecedente la data scelta per la visita telefonando allo 0444 396311 dalle ore 13 alle 15 (il numero è del Giornale di Vicenza, partner dell’iniziativa come Abacoarchitettura cui va il merito dell’intera mostra in Basilica dove si possono ammirare progetti e fasi in corso d’opera dell’istallazione di questo singolare teatro). Il ritrovo (come è stato per le prime visite già effettuate i cui posti- solo trenta per volta- sono andati esauriti in pochi minuti) sarà a Zovencedo alle 17e30 nelle vicinanze della cava denominata Cava Arcari. I partecipanti arriveranno con mezzi propri, muniti di felpa o maglione (la temperatura della cava è di 12 gradi) e scarpe adatte a camminare su sterrato per quindici minuti. A chi prenota la visita e si impegna a venire, sarà chiesto di lasciare nome, cognome, tel, indirizzo mail, recapito e professione. Verrà quindi contattato via e-mail con le indicazioni del punto preciso di ritrovo e del parcheggio. Da aggiungere che nei venerdì di visita della cava, l’apertura della mostra in Basilica sì protrae fino alle 22. Ecco allora che chi vuol completare la visione del tutto ha di che essere ampiamente illuminato. Ci sarà modo così di essere ulteriormente edotti su questo dialogo che si è creato tra l’architettura accidentale della cava e lo spazio formalizzato della scena e delle piattaforme con le sedute per gli spettatori e le aree destinate alle performance e all’ascolto.

Esiste inoltre un film realizzato da Raphael Chipperfield che ritrae il sito prima e dopo l’intervento.

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Padova, Orto Botanico e Giardino della Biodiversità: Olimpia Biasi chiude con successo “Viriditas”

02 mercoledì Mag 2018

Posted by artediritto in Istruzione, Formazione, Mostre d'arte

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Fabrizio Volpato, Giorgio Strapazzon, Marica Rossi, Olimpia Biasi, Virginia Baradel

(di Marica Rossi)
“Anche se l’evoluzione tirò fuori la pianta dal mare, non riuscì a tirare fuori il mare dalla pianta”. L’ecologo Jonathan Silverthown lo afferma in ”Vita segreta dei semi”; l’artista Olimpia Biasi nelle tripudianti cromie di tutti i suoi dipinti.
Lo si è visto con macroscopica evidenza all’Orto Botanico di Padova per la mostra assai ricca e anche per questo di gradissimo successo che si è conclusa ieri primo maggio. Ha fatto bene la colta creativa (Treviso 1947) a titolarla “Viriditas” inanellando opere luccicanti (per effetto d’arte ma anche di consapevolezza scientifica) della rugiadosa memoria delle acque da cui ogni creatura vivente trae il suo sostentamento e la sua vitalità. “Viriditas” l’ha promossa l’Università di Padova e a curarla è stata Virginia Baradel che ha disposto le creazioni nei lussureggianti esterni e nei saloni della parte nuova del Giardino della Biodiversità presso l’Orto Botanico di Padova costruita su progetto dei due architetti di Marostica Giorgio Strapazzon e Fabrizio Volpato.
Si trattava e si tratta di opere (non solo pittoriche) di cospicue dimensioni che evocano rigogli di felci verdeazzurro commiste a selve di alghe marine, a stille d’oceano risorte nei turgidi talami e a corolle vibranti di gocce cristalline. Erbe, fiori e anche insetti sintonizzati a vari ritmi nelle tele, nelle carte, nelle stoffe e nelle garze innervate della frenetica esistenza di una natura lasciata libera, di una vitalità espansa all’infinito recuperando l’arcana bellezza di foreste incontaminate e di misteriosi fondali marini come nella creazione che è stata accostata ai rami della “Palma di Goethe” la pianta che si erge nella parte più ammirata dell’Orto Botanico. Ne sono sortiti effetti che la pittrice non si è proposta del tutto perché ha lasciato fare ad un istinto connaturato ad una gestualità imprescindibile dal suo sapere di botanica, di arte figurativa e non, e di pratica di giardinaggio. Non solo in questa mostra appena conclusa ma anche nelle altre come questo marzo al Bailo di Treviso è stato dato al visitatore di assaporare il distillato della sua matrice espressionista, dei suoi studi con i maestri dello spazialismo, dell’influenza di Emilio Vedova, di uno sperimentalismo che non disdegna i materiali più diversi, soprattutto dopo che si è trasferita a Spresiano. In questo posto da favola nei pressi di Conegliano lei ha scelto la sua stabile dimora per vivere e lavorare in una vasta casa-studio con un giardino curato da lei trovando di che sbizzarrirsi come in una possente animata tavolozza.

Olimpia Biasi, Orto Botanico Padova

Olimpia Biasi, il Cielo Calpestabile (Kevin Granahan)

“Il ‘700 di un’Europa che cambia faccia”: Philippe Daverio incanta il pubblico vicentino al Teatro Comunale

30 giovedì Nov 2017

Posted by artediritto in Spettacolo

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Christian Greco., Giovanni Carlo Federico Villa, Guido Beltramini, Marica Rossi, Philippe Daverio

(di Marica Rossi) La serata di questo 29 novembre rimarrà certamente impressa al pubblico del Teatro Comunale a Vicenza. Spettacolare non dal punto di vista mediatico o coreografico con quella scena invece così essenziale da prevedere solo un tavolino, una sedia accanto al protagonista Philippe Daverio reso a tutti visibile dallo schermo in alto che ne riportava l’immagini ingrandita, ma per il magistrale racconto che questo autore ha intessuto sul “‘700 e l’Europa delle Corti”, tema per il quale era invitato, primo dei quattro appuntamenti della stagione artistica berica per la sezione a cura di Guido Beltramini direttore del C.I.S.A.
Un progetto volto a focalizzare il ruolo di “sentinella” dell’arte nella percezione del cambiamento dei valori non solo culturali nei secoli più importanti per la nostra civiltà. Quindi gli incontri accomunati dall’emblematico titolo: “Arte e Rivoluzione, quando il mondo cambia, l’arte arriva prima” era stabilito dovessero vertere non su fatti storici tout court ma sui passaggi nodali di trasformazione nella storia della civiltà dove il discorso sotteso è comunque legato all’arte, premonitrice e foriera dei grandi eventi epocali.
Concetto che il celebre critico d’arte e scrittore Daverio, conosciuto dal pubblico anche per le sue numerose apparizioni televisive, ha evidenziato, con la verve che lo distingue, nella sua narrazione colta e vivace di ieri sera non lesinando in nessuno degli aspetti che caratterizzano il ‘700, nel corso del quale davvero l’Europa cambia faccia.

Una stile che conosciamo bene e per il quale la sala del Comunale era gremita di spettatori che neppure per un secondo hanno distolta l’attenzione dal suo discorso sulla vita di corte, sui costumi, sulla nascita della cucina (non solo la grande cuisine), soffermandosi su personaggi quali Voltaire, Diderot, Rousseau, il Winckelmann, Casanova, Federico II, Pietro il Grande, Cesare Beccaria e poi sulla Francia di Luigi XV, il Nord Europa dedito al Gran Tour, la musica di Bach e di Haendel e centri di diffusione della cultura come la Roma del Rococò (simpatica citazione: la fontana di Trevi) e il Veneto del Tiepolo e d’una Venezia esportatrice della cultura italiana nel mondo.

Philippe Daverio è nato nel 1949 a Mulhouse, in Alsazia, e vive a Milano. Docente ordinario emerito alla facoltà di Architettura presso l’Università degli Studi di Palermo, Direttore Artistico del Grande Museo del Duomo di Milano, membro del Consiglio di Fondazione Cini e membro del Comitato scientifico della Pinacoteca di Brera e Biblioteca nazionale Braidense, è l’autore e il conduttore dei programmi di arte e cultura Passepartout poi Il Capitale su RaiTre, ed Emporio Daverio su RaiCinque. Direttore di Art e Dossier di Giunti, è autore Rizzoli, con cui ha pubblicato la trilogia Il Museo immaginato (2011), Il secolo lungo della modernità (2012) e Il secolo spezzato delle Avanguardie (2014), e inoltre i volumi Guardar lontano Veder vicino (2013), il bestseller La buona strada (2015), e Il gioco della pittura (2015). Le stanze dell’armonia (2016).

I prossimi appuntamenti sempre al Teatro Comunale:

giovedì 25 gennaio 2018 ore 20e45
Christian Greco.”L’antico Egitto”.

Giovedì 15 febbraio 2018 0re 20e45
Giovanni Carlo Federico Villa “Il Quattrocento”

Giovedì 22 marzo2018 ore 20e45 Guido Beltramini
Il Cinquecento

Daverio: Il Settecento visto da un “franco-crucco” al Teatro Comunale di Vicenza

29 mercoledì Nov 2017

Posted by artediritto in Spettacolo

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Marica Rossi, Philippe Daverio

Se quello che abbiam lasciato alle spalle è il secolo breve, il Settecento è per il nostro Occidente il più longevo che la storia ricordi. Tante furono le sue stagioni, tutte diversissime tra loro, da rendere oltremodo difficile la percezione dei cambiamenti dei valori non solo culturali che nell’arco dei cent’anni si sono succeduti. A soccorrerci in questa quasi impossibile impresa è stasera mercoledì 29 Novembre al Teatro Comunale di Vicenza il critico d’arte docente universitario, conduttore televisivo Philippe Daverio nell’incontro alle 20e45 dal titolo emblematico “Arte e Rivoluzione”. Un percorso dedicato a quei grandi passaggi epocali di trasformazione focalizzando l’attenzione soprattutto sull’Europa delle Corti del Settecento. Quindi Daverio, per la prima volta sul palco del Teatro Comunale del capoluogo berico, si soffermerà con la verve che lo distingue, sui molti temi tra cui : vita di corte e guerre, frivolezze e dramma, il culto del viaggio e l’evoluzione dei costumi, i progressi della scienza, la diffusione del sapere grazie a personaggi come Voltaire, Diderot e gli Enciclopedisti, all’illuminismo, e a un nuovo modo di guardare all’umanità per il ruolo svolto da figure di intellettuali quali Cesare Beccaria.
Philippe Daverio si definisce franco-crucco perché nato in Alsazia. Poi ha preso stabile dimora a Milano divenendo, fra tanti altri incarichi,  docente alla facoltà di architettura, direttore artistico del grande Museo del Duomo, membro della fondazione Cini, del Comitato scientifico della Pinacoteca di Brera e Biblioteca Braidense.
La sua presenza per questo incontro vicentino inaugura una nuova sezione della stagione artistica del Comunale di Vicenza. Una sezione per l’arte che si presenta fin da subito estremamente interessante.

Vicenza: Sette capolavori di Giandomenico Tiepolo prestati dai nobili Franco al Palladio Museum

05 domenica Nov 2017

Posted by artediritto in Mostre d'arte

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Marica Rossi

Giandomenico Tiepolo

Sarebbe di certo contento Giovanni Comisso paladino della valorizzazione dei musei di Vicenza “città metafisica portata all’incantamento” di quest’ ultima nuova presenza nel salone delle Arti del nostro Palladio Museum dopo che i nobili Franco hanno deciso di rendere fruibile a vasto raggio questa parte importante della produzione tiepolesca. Sono sette capolavori finora sconosciuti del ‘Palladinista’ Giandomenico Tiepolo (1727-1804) che vanno ad arricchire il numero delle opere da ammirare al Centro Internazionale Studi Andrea Palladio in Palazzo Barbaran Da Porto. Il suo annuncio ufficiale nella sede di contrà Porti 11 il 3 novembre (con inaugurazione alle 18) apre alla mostra “Tiepolo segreto” a cura di Guido Beltramini, direttore del Centro e di Fabrizio Magani direttore della Soprintendenza di Verona. Si potranno così ammirare i sette affreschi da oltre mezzo secolo conservati nelle residenze dei proprietari che coraggiosamente li salvarono dalle distruzioni del secondo conflitto mondiale.
Oggi, convinti dell’opportunità del loro godimento pubblico, gli eredi Camillo e Giovanni Franco li hanno per l’appunto destinati per lungo tempo a questo museo che con molta sollecitudine dedica loro la mostra.
Nella fortunata vicenda s’intrecciano più storie: dell’arte dei Tiepolo fortemente innovativa nei confronti della tradizione frescante veneta; dei rischi nei quali incorsero le opere d’arte della nostra città nel conflitto bellico col conseguente grande merito di chi le ha salvate; e dei legami tra gli affreschi dei Palazzi Valmarana Franco, quelli realizzati con storie e mitologie campestri per la Villa Valmarana ai Nani e vent’anni dopo quelli per i palazzi a poca distanza dal Teatro Olimpico dove il registro è completamente diverso essendo che Tiepolo concepisce per il figlio del committente Gaetano Valmarana una riedizione in pittura della magnificente aulica scena del Teatro.

‘Rin-tracciare’ di Michela Modolo, una conversazione con l’artista, ricordando Osip Mandel’stam, e la performance delle soliste Lisa Lora, Luisa Lorenzi, Elisabetta Zoppelletto

21 sabato Ott 2017

Posted by artediritto in Mostre d'arte, Spettacolo

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Elisabetta Zoppelletto, Lisa Lora, Luisa Lorenzi, Marica Rossi, Michela Modolo, Osip Mandel’stam

Il finissage di sabato 21 ottobre alle 17e30 della personale di Michela Modolo a cura di Resy Amaglio all’interno de “L’Antichità La Galleria” alle Alte di Montecchio Maggiore in via Nogara 24, sarà un singolare omaggio a più muse.
Queste mitiche dee ispiratrici sono infatti chiamate in causa dalla dovizia di vetri, arredi, pezzi antiquari di grande fascino e rarità e poi anche di design d’alto lignaggio consueti abitatori di questi spazi; poi per gli esemplari inediti dell’artista vicentina specialista di un’aulica arte che si richiama anche  alla tessitura evocando in questa temporanea col titolo “Rin-tracciare“ le liriche del poeta ebreo russo Osip Mandel’stam morto in un gulag staliniano nel 1938; e, infine, motivazione non certo ultima, per l’ideazione d’una performance coreutica che accompagna la conversazione di Michela Modolo sulle sue opere ispirando in contemporanea la danza delle soliste Lisa Lora, Luisa Lorenzi ed Elisabetta Zoppelletto. (Marica Rossi)

SABATO 21 OTTOBRE alle ore 17:30, avrà luogo una CONVERSAZIONE CON L’ARTISTA MICHELA MODOLO
a cura di Antichità La Galleria ed etradanzae20
Con la partecipazione delle danzatrici Lisa Lora, Luisa Lorenzi, Elisa Zoppelletto.
ANTICHITA’ LA GALLERIA
Via Nogara, 24 – Alte di Montecchio Maggiore (Vi) – Italia
tel/fax  +39 0444 69 99 97
info@antichitalagalleria.com 
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In Cammino con Alfonso Fortuna nella bellissima Soave

29 venerdì Set 2017

Posted by artediritto in Le Mostre di Marica Rossi

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Alfonso Fortuna, Marica Rossi, Philippe Daverio

Del talento nativo e dell’abilità di Alfonso Fortuna nel rappresentare immagini e valori nelle posture aggraziate e spesso giocose di fanciulli, allegoria e simbolo di quanto in età adulta dobbiamo recuperare per sentirci bene, dà testimonianza la personale “Sculture in cammino” che in terra veronese Soave dedica all’artista vicentino. La si inaugura sabato 30 settembre alle 18 nel Palazzo del Capitano dove le Botteghe di Soave col loro Comune han fatto sì che a presentare le opere sia lo storico dell’arte prof Philippe Daverio, che ha accettato l’invito dettosi subito convinto della genuinità e bontà del messaggio.

La mostra, quasi un’antologica aperta fino al 29 ottobre, è un concentrato della personalità espressiva di Fortuna del quale il centro storico raccoglie in più ambiti (Cortile del Palazzo del Comune, Chiesa di Santa Maria dei Padri Domenicani, e all’entrata della città)creazioni dal 1987 a qui. Un trentennio d’attività che vedono Alfonso Fortuna (nato a Sovizzo nel 1953 e ora operante in quel di Costabissara) partecipe a Fiere e a rassegne nazionali e internazionali del settore, essendo contemporaneamente dal 2001 alla ”MFF Galerie” di Parigi e, sempre in Francia, a St Paul de Vence, con sculture in permanenza. Suo inoltre il monumento a San Marcos in Guatemala dedicato ai raccoglitori di caffè (1999). Dal 2002 opere di grandi dimensioni sono in luoghi pubblici in varie città del Veneto, come “In letizia”, la panchina coi tre fanciulli davanti alla Chiesa dei Carmini di Vicenza, dove, come sempre del resto, emerge che alle posture aggraziate e all’incanto di quei volti gioiosi corrisponde la grande profondità di sentire dell’autore. Nel caso della rassegna di cui parliamo, è esemplare ”Aria”: un bronzo di tre metri ultimato per l’occasione e destinato alla porta d’ingresso di Soave. E’ l’invito più bello che si possa ad un visitatore: un segno benaugurante di serenità e cosmica armonia dell’esistere alla maniera di quel ”puer” di cui l’autore ben rappresenta la sostanza d’affetti e una vitalità che sappia di primavera.
Diceva il pedagogo Janusz Korczak “ Frequentare i bambini è faticoso: non perché bisogna curvarsi al loro livello, ma perché bisogna elevarsi all’altezza dei loro sentimenti”. Evidentemente Alfonso Fortuna l’ha fatto. (Marica Rossi)

L’associazione Botteghe di Soave, con il patrocinio del Comune di Soave e IAT Est Veronese, presenta la mostra “In Cammino”, personale dello scultore ALFONSO FORTUNA.
Al termine verrà offerto un simpatico buffet.
Luoghi di esposizione: Chiesa dei Domenicani, in via Castello Scaligero, e presso il cortile del Palazzo del Capitano (Municipio), in via Camuzzoni 8, a Soave (Verona).
La mostra sarà aperta i venerdì dalle 15,00 alle 19,30; i sabato e le domenica dalle 10,00 alle 12,00 e dalle 15,00 alle 19,30. Ingresso libero. INFO: Luigino Mericiani 328.0807212.

 

Le trame di Giorgione: la Scuola in primo piano. Top secret per il “Terzo” Giorgione

07 mercoledì Giu 2017

Posted by artediritto in Istruzione, Formazione

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Angelo Miatello, Daniela Beltrame, Danila Dal Pos, Enrico Marchetti, Ermanno Ramazzina, Franco Pivotti, Giorgio Pia, Jeanne Belhumeur, Marica Rossi, Silvio D'Amicone, Stefania Bertelli, Stefano Marcon

Le trame di Giorgione. Atto numero due: vanno in scena 215 ragazzi delle superiori come guide e promotori turistici, nell’ambito del programma Scuola Alternanza Lavoro della Legge 107 del 13 luglio 2015 da due anni in vigore, detta della “Buona Scuola”, voluta dal primo Governo Renzi caduto dopo il 4 dicembre e risorto al Lingotto come segretario del Pd. La mostra aprirà i battenti il 27 ottobre fino al 4 marzo dell’anno dopo.

Castelfranco Veneto sarebbe la prima città non capoluogo d’Italia a distinguersi nell’applicare questa nuova sfida che dovrebbe nel tempo consolidarsi in altri settori: cioè il coinvolgimento dei liceali in progetti praticabili e “spendibili” nel territorio di appartenenza. Castelfranco conta ben diecimila iscritti nelle scuole di tutti i tipi (l’Università di Padova ha da poco aperto un centro studi e ricerca su piante monumentali). Un paese nel paese. “E’ un salto di qualità – precisa l’assessore prof. Franco Pivotti – il coinvolgimento attivo delle scuole castellane. Con questa esperienza saranno loro gli attori principali in una dimensione regionale e nazionale con il sostegno dell’USR, di cui è a capo la d.ssa Daniela Beltrame, che promuoverà un legame culturale tra una scuola e un’opera in mostra. Capofila saranno il Liceo Artistico con l’Istituto d’Arte Piero Selvatico di Padova, che si presteranno per una sfilata di moda nella Città del Santo (progettazione del design della moda, ndr.). Scuola e Cultura alla ricerca dello spazio fisico e poter esprimere le proprie potenzialità.”
Un’occasione che è stata studiata apposta per sviluppare un’idea di Danila Dal Pos e Giorgio Pia, noti architetto e ingegnere, che vedrà un itinerario espositivo sull’arte del tessuto e del costume attraverso la storia del ritratto che si inaugurerà venerdì 27 ottobre, cinque giorni dopo che i Veneti si saranno espressi per l’Autonomia del Veneto (domenica 22 ottobre).
Capolavori scelti saranno esposti nel Museo Casa Giorgione, nel Duomo e in altri specifici luoghi del centro storico assieme a costumi d’epoca e a tessuti originali, conservati in prestigiosi musei (di Brescia, Roma, Milano, Bassano del Grappa, Mocenigo, Fortuny e tanti altri). Un unicum suddiviso per temi ed epoche allo scopo di insegnare, spiegare, confrontare l’iconografia di opere dei grandi maestri veneti tra il Quattrocento e il Settecento, attorno al tema del ritratto ed in particolare dei tessuti con i quali i personaggi rappresentati (alcuni conosciutissimi) scelsero di farsi immortalare. Il ritratto era il loro status symbol, il vestito la loro anima. A volte un frutto in mano o un libercolo in primo piano potevano essere una risposta all’emblematico Giorgione. L’abbiamo visto nella mostra di Pietro Bembo (Monte di Pietà) a Padova o in quella dedicata all’Orlando Furioso a Ferrara (Palazzo dei Diamanti).
Accanto a questi “ritratti singoli o di gruppi” di artisti quali Giovanni Bonconsiglio, Pier Maria Pennacchi, Vincenzo Catena, Francesco Bissolo, Giovanni Cariani, Tiziano Vecellio, Lorenzo Lotto, Andrea Previstali, Bartolomeo Veneto, Bernanrdo Licinio, Domenico Capriolo, Jacopo Bassano, Giorgio Da Castelfranco e Paolo Veronese, la curatrice Danila Dal Pos affiancherà costumi e frammenti di tessuti di altissima qualità, grazie a prestiti della Luigi Bevilacqua e della Fondazione Rubelli di Venezia. Ma ci saranno anche i telai e gli arnesi “storici” oltre ad una collezione che ricorda il coinvolgimento diretto di Carlo Scarpa nella Tessoria Asolana e di altre sorprendenti rivelazioni che solo pochi conoscono: gli arazzi della Bonfanti di Mussolente, il tartan della Paoletti di Follina, le sete della Serica 1870 sempre di Follina e i tessuti della “fabbrica lenta” di Bonottto di Vicenza. Poi ci saranno le sontuose vesti dismesse dalle grandi dame che venivano trasformate dalle mani di suore cucitrici esperte in piviali, pianete ed altri indumenti per i sacerdoti. Un intreccio tra sacro e profano, in quanto il vestiario liturgico dei preti è sempre stato per vocazione al “femminile”. Una tradizione che ha le sue radici nelle antiche civiltà. Lo stile però rimarrà invariato dal Settecento fino al Novecento in cui nascono e proliferano fuori d’Italia nuove scuole, specialmente laddove prendeva forma un artigianato artistico che nell’era dell’opera d’arte totale cominciava a svilupparsi (Jugendstil, Liberty, Tiffany, Art Nouveau). Che erroneamente il cardinale Giuseppe Sarto considerava “la fede cattolica avversa al progresso, nemica dell’arte e delle scienze” ma rilanciò assieme alla contessa Adriana Zon-Marcello l’arte secolare del merletto buranese che stava ormai per scomparire.
Come dicevamo, sono gli studenti i nuovi protagonisti di questa mostra sulla storia del costume e del tessuto che ha già trovato il patrocinio di istituzioni quali il Presidente della Repubblica, il Mibac, l’USR, la Regione Veneto, la Provincia di Treviso, il Comune di Castelfranco Veneto, i quindici musei prestatori…..e il sostegno finanziario di Rotary Club Castelfranco-Asolo e dei vari soggetti economici e produttivi della Castellana. Un turismo non solo di fine settimana ma programmato e diluito nell’arco di ben quattro mesi con laboratori didattici, eventi e manifestazioni rivolte al coinvolgimento della società.
Top secret per il “terzo” Giorgione, un ritratto ambitissimo che dovrebbe arrivare da Roma. Caccia al tesoro dunque per gli esperti della notizia.
L’idea di coinvolgere la scuola superiore, approfittando dell’Alternanza Scuola Lavoro, non è certamente nuova, anche se qualcuno crede di essere il primo in Italia. Ci si aspetta dunque “sì volontariato (puro) ma professionalità garantita da formatori che conoscono il mestiere” (Dal Pos). “Per gli studenti sarà un’occasione di sentirsi consapevoli e di saper lavorare in squadra” (Marchetti). “Un importante nuovo progetto partecipato che vedrà il mondo giovanile unirsi” (sindaco Marcon).
Se per Castelfranco sarebbe la prima volta, per il FAI invece è da tempo che mette in campo giovani liceali e universitari come accompagnatori e “custodi” di siti architettonici prestigiosi (le ville venete), aggiungendovi eventi culturali (spettacoli, appuntamenti eno-gastronomici).
Due le categorie di giovani che si confronteranno: un centinaio come “guide” o “accompagnatori” di turisti che verranno a visitare la mostra dislocata in varie sedi (da Casa Giorgione a Casa Barbarella, Casa Costanzo, Torre Civica, Teatro Accademico, Studiolo in vicolo dei Vetri); ed un altro centinaio che si metterà in gioco con la produzione del miglior videoclip o di altri prodotti digitali sulla mostra. Per questa seconda categoria sono in palio tre premi in denaro (€2000, €1500, €1000). Ci sono indirizzi nei vari istituti castellani che hanno nei loro programmi scolastici “il digitale”, inteso come produzione e realizzazione di video. L’Istituto Maffioli collaborerà nell’arte culinaria, il Galilei e il Rosselli nei video, il Martini e il Liceo Giorgione nella promozione turistica…
Ebbene, per la prima volta nella storia di Castelfranco Veneto avremo finalmente una dimostrazione che la Scuola non è un corpo a se stante ma vivo “con l’oro nelle mani”, come si direbbe in francese (J. Belhumeur). Abbiamo l’oro nelle mani!
Non trame di Giorgione, ma l’oro di Giorgione da Castelfranco a Venezia per ricordarci che siamo lagunari anche noi e non terragni.

Van Gogh ritorna a Vicenza nella Basilica Palladiana dal sette ottobre

12 venerdì Mag 2017

Posted by artediritto in Anteprima

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Andrea Palladio, Marco Goldin, Marica Rossi, Vincent Van Gogh

(di Marica Rossi)
In linea con “Viva Arte Viva” dell’appena inaugurata Biennale Arte di Venezia, Marco Goldin a Vicenza dove fa ritorno dopo due anni, ha presentato con giustificato orgoglio alla città in un Teatro Comunale gremito il suo “Van Gogh. Tra il grano e il cielo” di cui è curatore dal 7 ottobre all’8 aprile 2018 in Basilica Palladiana attestandosi come la più grande retrospettiva che sia mai stata fatta in Italia. L’incontro giovedì sera 4 maggio a cinque mesi dall’inaugurazione e a pochi giorni dal via delle prenotazioni (dall’8 maggio per i biglietti aperti e alcuni posti per i gruppi a fine settimana; dal 15 maggio per l’altre tipologie di ticket, sempre tramite http://www.lineadombra.it o il tel 0422 429999) s’è trasformato in un’autentica kermesse preludio d’una stagione espositiva così importante e inedita. Sul palcoscenico a fianco del carismatico Goldin, c’erano il sindaco Achille Variati fiducioso a ragion veduta in un successo senza pari, e Jacopo Bulgarini d’Elci vicesindaco-assessore alla crescita che ne pronostica un indotto ragguardevole portato da tale evento d’enorme l’appeal culturale. Rimasto solo sulla scena Marco Goldin ha dato inizio alla sua narrazione conducendo i presenti nel mondo di Van Gogh col suo dire mentre a lato il grande schermo proiettava le immagini di alcuni degli 85 disegni e 40 dipinti che potremo contemplare negli aulici spazi palladiani.
“Per questa stella cometa che in appena dieci anni ha cambiato la storia dell’arte, non propongo nulla di didascalico” ha esordito il curatore ”né ora né durante la performance espositiva che verrà. Non voglio fare del sensazionalismo, ma raccontare l’uomo e il suo percorso nel decennio dal 1880 al 1890”. L’intero progetto sarà ricco d’eventi collaterali come lo spettacolo teatrale “Van Gogh, storia di una vita” (la prima il 30 ottobre), un libro, e iniziative per le scuole con laboratori gratuiti di disegno con importanti artisti. In Basilica particolare risalto avranno le lettere e i disegni. Disegni che, come spiega Goldin, di norma non si possono ammirare non sopportando la luce se non per pochissimo tempo. Nell’ambito della mostra si vedranno due docu-film: uno sugli anni olandesi dell’artista, l’altro sul quinquennio francese.

Per i visitatori s’annuncia dunque un’esperienza immersiva, con momenti clou davanti a quadri stupendi dove i corvi neri si animeranno nei campi di grano, l’azzurro dei vestimenti trasmuterà agli amati cieli di Provenza, i notturni trapuntati di stelle brilleranno della loro iconica luce, gli autoritratti ci guarderanno, le opere ispirate all’arte giapponese ci avvolgeranno.
E ancora si viaggerà nei luoghi del pittore: dai Paesi Bassi a Parigi, ad Arles, a Saint Rèmy dove conobbe l’esperienza tragica del manicomio fino ad Auve-sur Oise a trenta chilometro da Parigi ospite del medico e dove porrà fine alla sua esistenza.
Spetta invece alle lettere specie quelle al fratello Theo restituirci il suo cammino terreno tormentato e offrire una chiave interpretativa del suo genio maledetto. Ne saremmo senza dubbio emotivamente e intellettualmente oltre che esteticamente coinvolti!

Videoclip di Trenta artisti alla Biennale, un modo per raccontarsi a titolo “gratuito” su youtube

01 sabato Apr 2017

Posted by artediritto in Le Mostre di Marica Rossi

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Marica Rossi

(Marica Rossi di Vicenza)

Il progetto Pratiche d’Artista raccoglie un insieme di brevi video realizzati dagli artisti invitati alla 57. Esposizione Internazionale d’Arte, per far scoprire il loro universo e il loro modo di lavorare. Quale occasione migliore per introdursi nei meandri dei mondi fantastici degli artisti con queste brevi registrazioni, a volte anche bilingue. L’inglese impera. Povero italiano, dialetto del latino divenuto una qualsiasi lingua. Forse era meglio tenersi il latino.
La Biennale si muove, si adatta e diventa lei stessa ricerca dei propri artisti invitati. Cambia il paradigma del fare arte, della mostra pura e cruda, dell’installazione che dura il “giorno” dell’evento. Qui siamo di fronte ad un nuovo linguaggio comunicativo: una registrazione nel luogo dell’artista che si spiega e si confida con chi vuole ascoltarlo.

1. ADER, Bas Jan   >>>
Nato nel 1942 in Olanda, scomparso dal 1975
2. AL SAADI, Abdullah   >>>
Nato nel 1967 negli Emirati Arabi Uniti, vive e lavora a Khorfakkan
3. ALADAG, Nevin   >>>
Nata nel 1972 in Turchia, vive e lavora a Berlino
4. ANTUNES, Leonor   >>>
Nata nel 1972 in Portogallo, vive e lavora a Berlino
5. ARAEEN, Rasheed
Nato nel 1935 in Pakistan, vive e lavora a Londra
6. ARANCIO, Salvatore   >>>
Nato nel 1974 in Italia, vive e lavora a Londra
7. ATIKU, Jelili   >>>
Nato nel 1968 in Nigeria, vive e lavora a Lagos
8. ATLAS, Charles   >>>
Nato nel 1949 negli Stati Uniti, vive e lavora a New York
9. ATTIA, Kader   >>>
Nato nel 1970 in Francia, vive e lavora a Berlino e a Parigi
10. ÁVILA FORERO, Marcos   >>>
Nato nel 1983 in Francia, vive e lavora a Parigi e a Bogotà
11. BANERJEE, Rina   >>>
Nata nel 1963 in India, vive e lavora a New York
12. BEUTLER, Michael   >>>
Nato nel 1976 in Germania, vive e lavora a Berlino
13. BINION, McArthur   >>>
Nato nel 1946 negli Stati Uniti, vive e lavora a Chicago
14. BLACK, Karla   >>>
Nata nel 1972 nel Regno Unito, vive e lavora a Glasgow
15. BLANK, Irma   >>>
Nata nel 1934 in Germania, vive e lavora a Milano
16. BLAZY, Michel   >>>
Nato nel 1966 nel Principato di Monaco, vive e lavora a Parigi
17. BRUSCKY, Paulo   >>>
Nato nel 1949 in Brasile, vive e lavora a Recife
18. BUCHER, Heidi   >>>
Nata nel 1926 – morta nel 1993 in Svizzera
19. CALAND, Huguette   >>>
Nata nel 1931 Libano, vive e lavora a Los Angeles
20. CHARRIÈRE, Julian   >>>
Nato nel 1987 in Svizzera, vive e lavora a Berlino
21. CIACCIOFERA, Michele   >>>
Nato nel 1969 In Italia, vive e lavora a Parigi
22. CORDIANO, Martin   >>>
Nato nel 1975 in Argentina, vive e lavora a Londra
23. CSÖRGO, Attila   >>>
Nato nel 1965 in Ungheria, vive e lavora a Bialystok
24. CURNIER JARDIN, Pauline   >>>
Nata nel 1980 in Francia, vive e lavora ad Amsterdam
25. DANZ, Mariechen   >>>
Nata nel 1980 in Irlanda, vive e lavora a Berlino
26. DEKYNDT, Edith   >>>
Nata nel 1960 in Belgio, vive e lavora a Berlino
27. DÍAZ MORALES, Sebastián   >>>
Nato nel 1975 in Argentina, vive e lavora ad Amsterdam
28. DOWNEY, Juan
Nato nel 1940 in Cile – morto nel 1993 negli Stati Uniti
29. ELIASSON, Olafur   >>>
Nato nel 1967 in Danimarca, vive e lavora a Copenaghen e a Berlino
 
30. ENGSTED, Søren   >>>

Nato nel 1974 in Danimarca, vive e lavora a Copenaghen

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