Cristian Greco, diettore del Museo Egizio: Andrea Crippa “contro” e Silvia Fregolent “a favore”

Andrea Crippa, vicesegretario della Lega Nord:
In sostanza la nostra idea è quella di arrivare a trattare e considerare il Museo Egizio come un vero e proprio patrimonio culturale. Di tutti, non solo del centrodestra o di appartenenza del centrosinistra. Proprio per questo motivo bisogna poter contare su un direttore all’altezza di un prestigioso museo riconosciuto a livello mondiale, che – non va affatto dimenticato – è un gioiello in Italia riconosciuto a livello planetario. Ora con quale coraggio il direttore pretende di rimanere incollato alla poltrona?

“Per conseguire tale obiettivo è necessario che Christian Greco faccia un gesto di dignità, a questo punto doveroso: faccia un passo indietro e si dimetta. Ribadisco che la Lega non ha alcuna intenzione di mollare, faremo di tutto per cacciare il direttore del Museo Egizio. È un direttore di sinistra che in questi anni ha gestito il Museo Egizio facendosi guidare dall’ideologia e dal razzismo non solo contro gli italiani, ma anche contro i cittadini di religione cristiana. Dimettersi sarebbe un gesto di dignità.”

Silvia Fregolent, sentarice Iv:
“La cultura è universale”. Così Christian Greco rispondeva a Giorgia Meloni, che nel 2018 lo accusava di discriminazione nei confronti degli italiani, “reo” di aver promosso l’iniziativa di uno sconto al Museo Egizio di Torino per chi parla arabo. Quella colpa a breve divenne un merito, uno dei tanti tasselli della campagna capillare, volta ad incrementare l’affluenza dei visitatori, che ha portato il Museo dedicato alla civiltà egizia ad essere il quinto museo più visitato d’Italia, con quasi 900 mila ingressi nello scorso anno e una tendenza in crescita per quest’anno.

Greco, sotto il fuoco di fila degli esponenti della destra, è un’autorità dell’egittologia, riconosciuto a livello internazionale. Per lui parlano i risultati: il museo ha avuto un’impennata di ingressi, risultando tra i primi musei d’Italia e primo in Piemonte, è rimasto aperto durante tutto il periodo di ristrutturazione permettendo di non perdere la continuità turistica, ha accresciuto il prestigio mondiale attraverso collaborazioni atenei e musei internazionali, è divenuto un punto di riferimento del panorama culturale italiano – grazie non solo alle riconosciute competenze, ma anche alla capacità di dialogo e di conoscenza del territorio in cui il museo è innestato -.

Quello che per Crippa è il peccato originale, non solo non ha tolto nulla agli italiani, ma è divenuto in realtà un volano per l’integrazione nella città con la più grande comunità arabofona d’Italia, attraverso giornate di formazione, studio e ascolto, di dialogo interculturale, di confronto sul ruolo dei musei per il cambiamento sociale e il contrasto degli stereotipi. Una piccola rivoluzione partita dalla cultura.”

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